Sono una commerciante dell’isola di Panarea, mi chiamo Pina Cincotta. Da due anni mi batto per il bene della mia isola. Molte volte vengo fraintesa ma quello che più conta per me è che nelle Eolie, non solo a Panarea, si possa vivere serenamente. Abbiamo sempre pagato le tasse come buoni cittadini ma non abbiamo riconosciuti i nostri diritti, primo fra tutti quello di avere la presenza dello Stato nel nostro piccolo territorio con presidi permanenti delle forze dell’ordine. Ancora oggi attendiamo i Carabinieri che, dopo mille battaglie, siamo riusciti ad avere non solo nei mesi estivi.

La piaga più grossa è quella dei trasporti. Sono poche le corse che nei mesi invernali collegano la più piccola delle Eolie con le altre “sorelle” e con la terra ferma. Eppure, Panarea non ha solo il sole ed il mare ma anche siti archeologici, bellezze naturali di grande valore che potrebbero essere visitati anche d’inverno, incrementando il turismo. Mancano gli approdi sicuri e, come ogni estate, verremo invasi a migliaia di turisti “mordi e fuggi” che, a bordo di barconi, sbarcano sull’isola invadendo le piccole strade e lasciando solo spazzatura. Da anni ci battiamo per regolarizzare questi sbarchi. Si parlava di mettere una tassa per questi barconi ma sino ad oggi nessuno ha preso una vera posizione in merito.

Il sindaco di Lipari ha dichiarato che il ministero delle Finanze non permette di fissare una tassa per i barconi che nel periodo estivo, giornalmente, raggiungono le Eolie. Perché allora a Venezia è stato possibile?

Perché i nostri politici ci hanno abbandonato non mantenendo le promesse pre-elettorali?

Noi intanto continuiamo a pagare le tasse senza aver riconosciuti i nostri diritti.

25/02/2002

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