San Pietro, a Panarea, non è soltanto la festa patronale ma è l’appuntamento di un incontro, atteso per tutto l’anno, tra gli emigranti australiani, argentini… con i residenti, quasi tutti parenti tra loro.
Ai primi giorni di giugno cominciano ad arrivare coloro che tanti anni fa lasciarono questa isoletta incantata, costretti dalla necessità di trovare una sicurezza economica per sé e per la propria famiglia. Tutti hanno portato dentro di sé l’amore e l’attaccamento alla propria minuscola terra, quasi un cordone ombelicale mai realmente reciso.
I più fortunati hanno conservato la loro casetta che, ad ogni ritorno, offre loro sicurezza e appagamento.
Molti degli incontri avvengono sul panoramicissimo piazzale della chiesa di San Pietro, appunto, la Chiesa Madre, quasi la cattedrale di Panarea, costruita agli inizi del secolo appena trascorso, col lavoro e le offerte degli emigranti.
La Chiesa di San Pietro è davvero considerata la casa di tutti i panarellesi, specialmente di quelli che vivono all’estero e che di questi giorni fanno di tutto per esserci.
Lo spettacolo dei fuochi di artificio a mare, tanto caratteristico, nessuno vuole perderlo.
Ognuno vuole contribuire a creare quell’atmosfera festosa, allegra, appagante che caratterizza la festa del santo Patrono a Panarea.
Spesso sono i figli degli emigranti che ritornano, con storie personali diversissime da quelle dei loro genitori, parlando un italiano misto al dialetto siciliano e all’inglese o allo spagnolo, ma tutti innamorati di questo minuscolo angolo di Italia, un paradiso chiamato Panarea alle isole Eolie.
Anele
10/06/2002