Circa vent’anni fa, nel mese di aprile, sbarcai per la prima volta sull’isola di Panarea: venni quasi investita da un misto di profumi ben amalgamati tra loro da non poterne riconoscere subito uno in particolare. Poi, pian piano, mi resi conto che si trattava dell’odore del fiore di margherite gialle, di giunchiglie, di viole a ciocca che crescono spontanee ovunque e di tutti i colori. Si trattava del profumo di fiori di arancio, di mandarini e di limoni, di rosmarino.
Chi per la prima volta vede Panarea dal mare, rimane davvero incantato: sembra una conchiglia aperta che racchiude in sé un manipolo di casupole tutte bianche, ornate di bouganville sempre in viore, di ibiscus, di voli di gabbiani. Viene voglia di scendere dalla nave e di immergersi in quella conchiglia prima che possa chiudersi e togliere la vista di tanta meraviglia.
Una volta scesi sull’isola ci si immerge nelle viuzze ben curate; quelle casette bianche, viste da vicino, sono ancora più incantevoli: tutte le più fedele stile eoliano; il bianco di quelle case è interrotto soltanto dai vivaci colori dei fiori e dal verde presenti tutto l’anno.
Panarea, la più piccola delle sette isole Eolie, ma la regina che domina su tutte.
Anele
02/04/2002